gioiello

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il tuo gioiello?

La nostra formula

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Formula per
destinguere un gioiello
dall'oro da fusione

Metallo prezioso + pietre preziose + design + firma = gioiello

Non è un gioiello se non ha almeno 3 dei punti sopra:

L'abilità del gioielliere nell'armonizzare queste parti farà si che vi sarà un valore aggiunto al metallo prezioso e alle pietre preziose.

Quando abbiamo una catena in oro firmata Cartier, per quanto la lavorazione è curatissima e il prodotto è veramente bello, non si può pretendere che il suo valore sia molto superiore al peso dell'oro, in quanto è un lavoro fatto a macchina in serie. Non è un lavoro artigianale.

Più abile è il gioielliere, maggiore è la qualità e armonia del gioiello e maggiore sarà con il tempo la popolarità del gioielliere. Da qui otterremo un valore di mercato di quel gioiello.

Alcuni di questi gioielli hanno una complessità ed una qualità di materiale e design che i valori sono elevatissimi, questo vale solo per pochi nomi come Verdura, Alfredo Ravasco, David Webb, Bulgari, Jar, Van Cleff, Buccellati, Fabergè. Questi sono dei piccoli capolavori della gioielleria.

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Metallo + Pietre preziose

Ma se l'oggetto è antico o se è firmato "Van Cleef e Arpels" (è una maison di alta gioielleria francese, che è stata fondata nel 1896 da Salomon Arpels e Alfred Van Cleef) si aggiunge un altro valore.

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Nel caso di un uovo di "Fabergè" che costa, il più stupido, da un milione di euro fino a 20 milioni, non si mette sulla bilancia, non si mette nemmeno sotto la bilancia. Questo sta a significare che il valore risiede nell'oggetto. È anche vero che può essere firmato "Bulgari", "Cartier", "Boucheron" o qualsiasi altra prestigiosa firma, ma se questi, chiunque esso sia, produce una catena e poi ci mette una firma sopra, rimane pur sempre una catena. Al prodotto di design in questo caso che valore possiamo dare se non quello del piacere di indossarlo?

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Il gioiello si può considerare tale quando ad esempio Fulco di Verdura (Palermo 20 marzo 1898 - Londra 1978, noto artista gioielliere italiano) si esprimeva col suo ingegno, quando Alfredo Ravasco (artista gioielliere milanese dei primi del '900) faceva un centro tavola o un ostensorio in oro (calice sacro con il quale il sacerdote fa l'esposizione solenne dell'ostia consacrata ai fedeli).

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Non è il gusto personale che stabilisce il valore di un oggetto, ma è la qualità estetica, l'arte, la quantità di comunicazione espressa attraverso la capacità del gioielliere di creare un effetto che si trasforma in emozione in chi la osserva. Il valore non è stabilito dal gusto, a volte ci sentiamo dire "Ma questo non lo metterei mai!". Non è di questo che stiamo parlando, metterlo o non metterlo, se piace o non piace. Il valore è dato dall'estetica con cui viene messo l'oro in armonia con pietre preziose o semi preziose. Questo è il gioiello. Di quanto questo possa piacere ad una singola persona non è sempre rilevante. Ci siamo sentiti dire in più occasioni che un Picasso non piace o come quando in un museo stavamo guardando un dipinto di Rembrant e abbiamo sentito dire "Non lo metterei mai in casa". A riprova della valenza del gusto di ognuno di noi. Noi facciamo la stima dei gioielli, potete portarceli e se siete interessati a venderli noi li compriamo. Ogni oggetto ha un suo valore nella misura in cui è commerciabile. Minore è la sua commerciabiltà e minore sarà il suo valore e viceversa. Non vorremmo esprimerci troppo leggermente, ma la verità è che a volte la comprensione di un'opera d'arte manca, e questo origina la distinzione tra una catena ed un gioiello. Non ha un valore artistico è solo una catena. È vero che è un accessorio per una bella signora, ma è chi lo porta che lo rende bello. Spesso l'oggetto in sè non è nulla di eccezionale. Può capitare che una semplice catena ha un disegno meraviglioso ed anche io rimango affascinato dalla sua semplicità ma ciò non toglie che resta comunque una catena.

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